La
mancanza di un apparente ordine dell'universo ci demoralizza e ci fa
sentire privi di senso; anche Guglielmo sperimentò questo stato
d'animo, dopo aver finalmente risolto l'arcano.
Lui
stesso afferma di essere sconcertato: è riuscito a smascherare il
colpevole, ma era convito che i delitti fossero collegati
all'Apocalisse di Giovanni e che seguissero il ritmo delle sette
trombe evangeliche.
Proprio
il fatto di essere riuscito, comunque, a scoprire Jorge, alimenta
in lui la consapevolezza della possibilità di raggiungere i propri
obiettivi senza la necessità di seguire il percorso “corretto”.
Il
frate si rende conto del fatto che gli avvenimenti siano spesso
correlati tra loro da nessi non intellegibili all'uomo, che non
possono quindi essere conosciuti, per fine o acuta che sia la mente
umana.
Questa
“teoria del caos” si ricollega alla filosofia scettica di
Arcesilao, il quale sostiene che sia impossibile per l'intelletto
umano conoscere una realtà che trascenda il mondo sensibile, sebbene
non ne neghi l'esistenza.
Questa
idea è anche riconducibile alle tesi del già citato Guglielmo
d'Occam che sostiene che ogni tentativo, basato sulla razionalità,
di conoscere la verità risulta inutile.
Tuttavia,
per un empirista come Guglielmo, la dimostrazione di tale teoria gli
provoca una profonda delusione e lo rende tristemente consapevole
della natura fallace dell'uomo.
Ciò
traspare anche dall'ultimo dialogo con l'ispanico , infatti,
Guglielmo afferma quasi disilluso:”Sono sconcertato, ecco tutto. Ma
non importa. Sono qui.”
Già
dalla laconicità delle frasi si delinea uno stato di violento
contrasto interiore, analizzando l'ultimo periodo, trapela anche la
volontà del francescano di esprimere un dato difficilmente
confutabile che costituisce una delle uniche sicurezze che gli sono
rimaste.
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| Il ponte di Eraclito, Magritte |

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